Alcuni giorni sono migliori di altri
Alcuni Giorni sono migliori di altri
Fantasmi da Romeo e Giulietta
progetto, realizzazione Kinkaleri /Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco | con Giulio Nesi, Filippo Serra | produzione Kinkaleri, Contemporanea Festival 08, Santarcangelo Festival 38 – 2008 | in collaborazione con Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Teatro Comunale di Ferrara, Xing Bologna | con il sostegno di MiBAC – Dipartimento dello Spettacolo, Regione Toscana
Alcuni giorni sono migliori di altri. Fantasmi da Romeo e Giulietta trova il riferimento progettuale in un classico del repertorio teatrale. Il lavoro affronta la tragedia shakespeariana che ha originato innumerevoli interpretazioni e letture, attraverso la presenza di due figure sceniche elementari, due performer/fantasmi.
Alcuni giorni sono migliori di altri si dipana in una scena che non oppone resistenze, se non quelle dell’aria e del corpo immerso nello sviluppo delle proprie forze che, dall’accrescere piano nella linea che traccia, si stupisce della sua evidenza chiara e senza complicazioni.
In “Romeo e Giulietta”, testo pieno di romantico ardore e concatenata dolcezza, si stagliano adolescenti tra i quali non si vorrebbero attriti o resistenze troppo umane, ma solo integrali manifestazioni d’amore, di odio, di violenza, di morte. In questo paesaggio, Kinkaleri sceglie di nascondere il soggetto, escludere ogni possibile interprete o personaggio, eliminarlo alla vista per far apparire un corpo con un lenzuolo e due buchi per gli occhi: un fantasma. Un’attrazione sconvolgente nella cancellazione di identità, nella sua massima espressione di figura, come separare i corpi dalle anime e tutto diventa elementare. Una lirica leggera. Da idioti.
Jackass generation: manifesto per un ritorno al disordine
Di Fabio Acca su Art’O – DEADLINE – Luglio 2008
ALCUNI GIORNI SONO MIGLIORI DI ALTRI (Fantasmi da Romeo e Giulietta), lo spettacolo presentato alla 38ª edizione del Festival di Santarcangelo, spazza via violentemente qualsiasi indugio sul passato. Un atto veemente di coraggio che pone al centro di questa fase della ricerca di Kinkaleri la volontà di sbarazzarsi di una zavorra identitaria sentita in qualche misura esaurita, per puntare piuttosto a una ridefinizione delle proprie urgenze poetiche. […]
In questo incessante triturare speranze di sublime, c’è però il posto per un attentato al cuore. Perché è proprio così, quasi fosse la strofa di una canzonetta buttata via, che però ti inchioda quella cosa che solitamente, proprio nelle canzonette, si continua a chiamare astutamente “anima”. Dopo una faticosissima gara, fatta di corse, danze, capriole, svestimenti e rivestimenti, inutili complicazioni; dopo aver preso a calci e spaccato diversi pannelli di legno con una furia punk, procurandosi evidenti tagli e ferite; dopo aver cantato, urlato ed essersi sgolato invano: ebbene, il corpo, ad un certo punto, tace, sfinito sotto una catasta di detriti.[…]
E allora ALCUNI GIORNI SONO MIGLIORI DI ALTRI diviene per Kinkaleri non solo un rilancio autobiografico, ma anche un manifesto generazionale di oggi, appunto una jackass generation, apparentemente idiotizzata, ma tanto viva quanto è più forte il suo desiderio di abbandonarsi al proprio vuoto; tanto vera quanto è più forte la rabbia con cui accoglie la stoltezza caricaturale di cui è capace il corpo.
Capolavoro del disordine. Il resto è solo teatro.
KINKALERI, fantasmi d’amore
Di Lucia Oliva su HYSTRIO – Anno XXI n. 4 – 2008
[…] Si assiste così attoniti all’ombra di una storia d’amore in absentia, com’è in absentia il teatro, catturato dalle tenaglie di un gioco rapace, ineluttabile, spogliato di se stesso e lasciato alla cruenza della veridicità dei corpi. Ma al di là delle loro fibre gonfie, potenti, sono corpi prigionieri, corrono come due criceti su una ruota, solo che la ruota è dentata, e strazia. E questa dimensione inchioda in croce all’attualità, a quella minuta delle proprie fatiche e a quella di tanti, di chi riconosce la ruota e la gabbia e ne morde le sbarre. Uno spettacolo, quello dei kinkaleri, che scivola dagli occhi come sputo sulla faccia, ma come questo non si dimentica, e resta nella memoria, e nei discorsi, acre ed infine pieno proprio di ciò che sembrava in origine negato, ovvero la sua potenza di fuoco sull’esterno.