Ascesa & Caduta
Ascesa & Caduta
progetto e realizzazione Kinkaleri / Massimo Conti, Marco Mazzoni | con Marco Mazzoni | produzione Festival Lunatica – Provincia di Massa Carrara, Castello in Movimento – Castello Malaspina di Fosdinovo, OAC – Osservatorio per le arti contemporanee Ente Cassa di Risparmio di Firenze | Kinkaleri riceve il sostegno di MiBAC – Dipartimento dello Spettacolo, Regione Toscana
Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny rappresenta il capolavoro che legò l’autore teatrale Bertolt Brecht al musicista Kurt Weill alla fine degli anni Venti. La vera grandezza dell’opera non risiede solamente nella sua capacità di anticipare i tempi, di descrivere l’anarchia della società dei consumi, la falsità e l’insita debolezza del sistema capitalista ma anche nella sua forma di rappresentazione. Kinkaleri prova ora a restituire parola e azione a un Brecht che da rivoluzionario si è ben meritato il fatto di essere autore di repertorio. Ora, proprio ora che siamo nella caduta e non abbiamo visto ascesa, pensare di proferire certe parole sembra una sconcezza, per quanto si scoprono logore, moralistiche, imbarazzanti, fuori tempo. Una performance che si fa carico della propria condizione esistenziale, lo spettacolo, nella forma di un one-man-show che si sviluppa sulla superficie di un tavolo come un mondo intero, semplice e complesso nelle relazioni di forza.
Ascesa&Caduta | Kinkaleri
selezione rassegna stampa online
ASCESA & CADUTA. KINKALERI SI CONFRONTA CON BRECHT
di Francesco Bove su Krapp’s Last Post
http://www.klpteatro.it/ascesa-e-caduta-kinkaleri-recensione
[…]Ottanta anni dopo Mazzoni restituisce questo testo rivoluzionario nella forma del ‘one man show’ atipico, dove le vicende prendono vita su di un tavolo. Performer e storia narrata si fondono in un’unica cosa, forse il modo essenziale per poter dire o mostrare Brecht senza la sensazione di consumare surgelati, come giustamente viene indicato nelle note di regia. […] Ascesa e caduta” è un “assolo” sudatissimo (caratteristica ricorrente nelle performance di Kinkaleri!), dove l’attore sinuosamente si sposta da un capo all’altro del tavolo per coinvolgere nell’azione scenica tutte le miniature, tra cui sagome ritagliate e giocattoli
a molla. Riesce così a sfruttare al massimo le proprie qualità fisiche, conferendo all’opera significati di assoluta evidenza nel mostrare una serie di sagome manovrate dalla ‘longa manus’ del consumismo. In luogo dell’enfasi e della rivendicazione politica, la scena dei Kinkaleri offre una parodia ricca di invenzioni, prepotentemente declinate nel gioco proposto da Mazzoni al pubblico romano. […]
KINKALERI ASCESA & CADUTA
di Alessandro Paesano su Teatro.it
https://www.teatro.it/recensioni/short-theatre-8-settembre-2011/la-realta-molteplice-del-teatro-italiano
[…]In poco più di un’ora Mazzoni restituisce il senso clamorosamente anticipatore di un racconto che vede nella boxe, nel denaro, nel sesso e nel cibo gli elementi che porteranno alla morte di tre dei quattro taglialegna mentre il governo della città decide di non darsi regole e di consentire qualsiasi comportamento con l’intento di far rimanere gli avventori che altrimenti vorrebbero sottrarsi alla città. Un racconto artigianale basato sulla bravura e la resistenza fisica di un affabulatore che dà voce a tutti i personaggi e canta accennando i brani di Weill che così non vengono espunti ma riassorbiti in un racconto per sola voce umana affrontando l’imbarazzo che da sempre il testo ha suscitato a tutti i recensori borghesi che vi hanno visto ambiguità (Emilio Castellani nella prefazione al testo pubblicato da Einaudi, cfr. nota 1) o quella di chi come ricordato nelle note pensa che proferire certe parole sembra una sconcezza, per quanto si scoprono logore, moralistiche, imbarazzanti, fuori tempo..
Uno spettacolo splendidamente riuscito molto meglio di tante grandiose borghesi spettacolari e per niente epiche rappresentazioni recenti proponendo un teatro che esaminando l’uomo come sarà mostra come l’esistenza sociale determina il comportamento umano a differenza del teatro borghese che si illude di poter
determinare la realtà con l’ausilio del solo pensiero.
ARTEATRO_OPINIONI (CONTRO)TENDENZA KINKALERI
di Piersandra Di Matteo su Exibart
https://www.exibart.com/arteatro/arteatro_opinioni-controtendenza-kinkaleri/
[…] Ancora una volta Kinkaleri si fa carico dell’anacronismo dell’essere in scena e, al contempo, di una precisa condizione epocale ed esistenziale. E lo fa non voltando le spalle al repertorio, rischiando un faccia a faccia con il teatro più rappresentativo del secolo scorso, per sovvertirlo dall’interno, attraverso una componente caustica e politica che non disdegna una nozione alta di intrattenimento, di gioco teatrale portato alle estreme conseguenze. Ascesa & Caduta è una sfida alla messa in scena, ai suoi linguaggi codificati che, qui, si presentano disorganizzati, lillipuzianamente miniaturizzati come per portare al
collasso o amplificare la portata di discorso che non è più solo teatrale. […] Opera impressionante, a rileggerla oggi, che vale come un zeitoper contemporaneo capace di mettere in scena un male noto, non grandioso e non tragico, che regna con una fredda, spaventosa vitalità. Ma ciò che interessa Kinkaleri non è solo la straordinarietà di quest’opera profetica, capace di descrivere la società dei consumi attraverso caratteri paradossali e distorti trascinando gli individui all’autodistruzione, o la rappresentazione di un’esistenza sociale degradata, astuta e ottusa, ma la struttura drammatica che mischia i linguaggi, cultura alta e bassa, musica e parole in un impasto violento e aggressivo, eppure fresco e godibile.[…] Con Ascesa & Caduta Kinkaleri conduce una ricerca che non cede alle lusinghe; anche quando sembra addolcire la rappresentazione, in realtà tesse, in un equilibrio sottilissimo e costantemente in bilico tra caricatura e puppetshow, un affresco multiforme, sfumato e allo stesso tempo ricco di un’energia gestuale che è vera e propria coreografia in cui sono implicate una prepotente fisicità e un’inedita vocalità. Tanto più il testo drammatico respinge ogni enfasi, ogni giudizio esplicito o commozione o attesa, tanto più la scena risulta ricca di invenzioni, raffinate, millimetricamente concertate in un onemanshow in cui performer e storia
narrata diventano un unico corpo spettacolare, l’unico in grado assicurano i Kinkaleri di “mostrare Brecht senza la sensazione di consumare surgelati!”.