DOOM
DOOM
progetto, realizzazione Kinkaleri /Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco, Cristina Rizzo | con Marco Mazzoni, Gina Monaco, Cristina Rizzo | produzione Kinkaleri – 1995/96
Doom è Doom, apparenza allo stato più estremo: il discorso si sgancia da ogni possibile piegatura per emergere nello splendore della visione. Non ci sono posizioni da difendere, soltanto la registrazione di dati ed effetti. Tutto ha bisogno di essere guardato per esistere dato che lo spazio è ormai vuoto, adatto agli innumerevoli andirivieni. La scatola è separazione dall’esterno ma soprattutto creazione di un interno pieno/vuoto che brilla in costante sovraesposizione costringendo il mondo a delimitarsi. La scatola è il luogo della visione: all’interno tre danzatori che sono tre danzatori si articolano in tre percorsi di movimento. La luce è abbagliante, disperde gli angoli. La profondità è fornita dalla posizione dei danzatori che la misurano in continuazione. Doom è visione di un’appartenenza; è visione della scomposizione degli organi in movimento, dei giunti, delle parti; è visione delle possibilità di movimento ripetuto ossessivamente o congelato nella carne; è visione delle linee di forza che si isolano e si raddoppiano; è visione vuota o piena, scomposta o ricomposta; è visione di travestimenti che rimandano solo a se stessi; è visione del bianco che dichiara il nero nella sua assenza; è visione della visione. “Che fare dell’occhio sottoposto a questo regime?”
Il progetto è ispirato all’ultima produzione di S. Beckett, alla pittura di F. Bacon e ad alcuni giornali pornografici e riviste mediche.
DOOM è stato inoltre presentato all’interno del programma del Maggio Danza – Nuova Danza Italiana a cura di Karole Armitage, interpretato dai danzatori del corpo di ballo del Teatro Comunale di Firenze (1997).