OtellO
nuova produzione 2021
OtellO
liberamente tratto da The Tragedy of Othello, the Moor of Venice di William Shakespeare
progetto e realizzazione Kinkaleri – Massimo Conti, Marco Mazzoni, Gina Monaco | con Michael Incarbone, Chiara Lucisano, Caterina Montanari, Michele Scappa | musiche originali Canedicoda | luci Kinkaleri, Giulia Barni | direzione tecnica Mattia Bagnoli | produzione Elena Conti | organizzazione Gaia Fronzaroli | assistente alla regia Simone Schiavo | produzione Kinkaleri/KLm, Teatro Metastasio di Prato | con il sostegno di MiC – Ministero della Cultura, Regione Toscana
Kinkaleri esplora una delle più famose tragedie shakespeariane come luogo per dare alle parole il potere di essere e diventare OtellO. Un testo da esplorare sotto un segno chiaro, nella ricerca di un Corpo che contenga simultaneamente Parola e Suono per raccontare se stesso e ciò a cui allude. Il potere che il linguaggio ha nell’imporre piegature e distorsioni alla realtà, si allunga come un’ombra sui corpi che aderiscono allo spazio come a un destino. Una scrittura/corpo che della vicenda non assume le sembianze dei personaggi, né la loro condizione psicologica, ma cerca direttamente nella dinamica, nelle forze e nelle tensioni prodotte dai corpi, di essere diretto antagonista della menzogna di un mondo generato dalle parole. Il suo unico, inalienabile potere di non poter mentire. Individuale/collettivo si ricolloca al centro della scena per ribadire la sua necessaria presenza.
Per Kinkaleri OtellO è l’occasione di una riscrittura coreografica che cerca di assumere su di sé, ancora una volta, le tensioni della rappresentazione contemporanea nel momento transitorio e ambiguo che abbiamo la (s)fortuna di vivere. Una rinnovata età di passaggio, rifugio nella tradizione e nelle inevitabili fughe verso un futuro quasi presente. Nelle sue contraddizioni tra globale e locale. Nell’opposizione a una difesa delle identità e nella volontà di spogliarsene per pura vita. Nell’esaltazione del soggetto e nella necessità di trovare paradigmi di decifrazione collettiva condivisa. Nella sua volontà di erigere muri o non avere stati. Nel suo essere e poter essere ancora più vibrante, prima che l’umano cessi di essere solo umano.
OtellO
ESTRATTI CRITICI
Shakespeare reboot. “R+G” di Cordella/Fermariello e “Otello” di Kinkaleri
di Graziano Graziani – Stati d’Eccezione
https://grazianograziani.wordpress.com/2022/09/10/shakespeare-reboot-rg-di-cordella-fermariello-e-otello-di-kinkaleri/
[…] Su tutt’altro fronte si muove il corale “Otello” dei Kinkaleri, una performance scura e potente che attinge alla danza e “scrive” – è il caso di dirlo – una coreografia basata sulla coralità e sull’esplosione del testo. Ma forse più che esplosione dovremmo usare la parola espansione, perché se è vero da un lato che non ci sono personaggi, ma solo frammenti di testo incarnati ora dalla voce ora dai corpi – che nella fase centrale della performance compongono figure collettive che vanno a creare lettere e quindi parole – è altrettanto vero che non è la deflagrazione, una frammentazione caotica, a reggere il rapporto tra i performer e la tragedia del Moro, quanto piuttosto il tentativo di far emergere, come in un “blow up” fotografico, alcuni del momenti cardine della tragedia. […] È in ultima analisi, questa creazione di Kinkaleri, un atto d’amore alle parole compiuto con il corpo. Cosa non semplice, niente affatto scontata, che ci consegna alcuni elementi del dramma shakespeariano come cristalli di senso che si innestano in una coreografia alla quale, in fondo, non occorre fare altro che abbandonarsi.
Declinare il presente: interferenze da Short Theatre
di Paolo Ruffini – Limina Teatri
https://www.liminateatri.it/?p=5652
[…] Ancora un lavoro estroflesso, tutto riverso all’esterno, ma indice dello spossessamento di una intimità dolente, è l’OtellO di Kinkaleri, un fraseggio muscolare, per certi versi una forzatura sentimentale in cui il corpo è costretto a cedere come nel training degli archivi della storia del teatro, rivelando l’anima di quelle figure. I performer si ricorrono lungo lo spazio scenico, costruiscono partiture fisiche come alfabeti pulsionali, imbastiscono quadri con istantanee fisiche che riproducono alcune lettere, corpo letterario e corpo letterale (immaginario che li accomuna ad altri artisti di questo tempo), quasi a chiosare il testo shakespeariano detto in quel convulso movimento respirato, danzato della parola, sudato e rimasticato come brandelli di cibo che si fanno racconto, quanto lo è il groviglio di corpi denudati e rivestiti frettolosamente, quanto il taglio di ombre che assorbe la luce, quanto il senso di un pretesto testuale qui nel perdurare di una tragedia della mutevolezza a partire dal loro stesso archetipo Alcuni giorni sono migliori di altri. L’unica cosa che non muterà mai è il fatto che tutto muta, in continuazione (I Ching), e lo spostamento all’interno della drammaturgia shakespeariana affrontato dal gruppo toscano sottolinea proprio questa incessante ricerca di una verità della scrittura del corpo, non in opposizione al testo ma in traduzione di esso.
“OtellO” di Kinkaleri, o della circolarità del potere
di Francesco Brusa – DINAMOpress
https://www.dinamopress.it/news/otello-di-kinkaleri-o-della-circolarita-del-potere/
La riscrittura del testo scespiriano da parte della compagnia fiorentina è uno smembramento calcolato e immaginifico della drammaturgia originale, che chiama in causa il nostro essere spettatori e il nostro posizionamento nel mondo.
Per certi versi, anche se continuamente rimodulato e con un ritmo abbastanza serrato, OtellO è un’infilata di differenti tableaux vivants, di scene pittoriche dal vero che talvolta rimandano all’arte classica, talaltra a un immaginario più contemporaneo. In generale, è come essere di fronte a delle incessanti scariche elettriche, che ora passano attraverso le corde vocali dei performer, ora ne innervano la muscolatura e le figure collettive che compongono […]. Non assistiamo a una destrutturazione, o a un’esplosione, della drammaturgia scespiriana, ma più a una sua “esplosione” in tanti piccoli e significativi pezzi che vengono ri-assemblati e ri-composti secondo logiche che esulano dai significanti originari e hanno maggiormente a che fare con le caratteristiche e le qualità performative delle persone in scena.
Corpo e movimento a suggerire parole, l’OtellO di Kinkaleri a Short Theatre
di Claudio Riccardi – Quarta Parete
https://quartapareteroma.it/corpo-e-movimento-a-suggerire-parole-lotello-di-kinkaleri-a-short-theatre/
Ha registrato il tutto esaurito, al Mattatoio di Roma, l’atteso “OtellO” messo in scena dalla Compagnia Kinkaleri per la rassegna Short Theatre. Uno spettacolo di danza e di corpi in costante movimento acrobatico, che per 65 minuti ha incollato gli sguardi dei presenti a Testaccio.
Quattro eccezionali performer – Michael Incarbone, Chiara Lucisano, Caterina Montanari, Michele Scappa – abili a rendere naturali e semplici architetture e sinusoidi realizzate incrociando e incastrando arti, tronchi, volti. […] Un dinamismo senza pause che descrive il messaggio drammaturgico dell’adattamento, del tutto antagonista rispetto alla menzogna prodotta dalle parole. Ma che al contempo, alle parole, assegna un ruolo imprescindibile per dare forma al senso della vita.
[…] L’esplorazione di Kinkaleri convince ed aggiunge una lettura differente, laterale e attualissima, rispetto ad un masterpiece che si dimostra fonte inesauribile di ispirazione.
OtellO di Pietro Gaglianò – La Falena (n° 1/2022)
[…] Nell’OtellO di Kinkaleri il testo shakespeariano subisce lo stesso destino della vicenda di cui riferisce: viene smembrato, sottratto all’unità dell’idioma e alla sequenza narrativa, diventa un elemento strumentale al disegno della forma circolare in cui si inscrive l’opera. In questo cerchio in perenne rotazione, dall’inizio, il corpo appare fulgido, come l’ultimo riferimento rimasto solido in una geografia sconvolta. È il corpo di quattro straordinari performer che incarnano una soggettività multipla, polimorfa, in cui identità sessuali e di genere si avvicendano, si scambiano i ruoli, si alternano vittime e carnefici. È un corpo che domina la materia, che scrive le coordinate dello spazio, un corpo bellissimo e imperfetto che immortala una sequenza di sculture, di posture, di architetture organiche. E improvvisamente, al culmine di una serrata drammaturgia, con una macchineria scenica scarna e efficace, il corpo viene negato. […] la visione di OtellO è struggente perché riflette i nodi più oscuri della condizione contemporanea e, senza dichiararlo esplicitamente, cerca la dimensione uno a uno, lasciandoci quindi senza scampo davanti a questa realtà a brandelli e, come dire, senza speranza. Assistere a OtellO, però, è anche bellissimo e potrebbe essere salvifico, perché da quell’interrogativo dubitante che si trova nel suo cuore, quello sulla capacità politica delle masse, si innalza con forza estenuante una domanda che semina in ognuno il bisogno di cercare una nuova sponda per l’utopia. E questo finora è l’unico modo che i migliori tra noi hanno trovato per provare a trasformare il mondo.
OtellO di Marco Menini – Hystrio (Gennaio-Marzo 2022)
[…] Kinkaleri presenta un lavoro interessante, coraggioso, che riesce a non distaccarsi dal cuore della tragedia senza essere mai mera rappresentazione. Una riscrittura coreografica e non solo. Nessuno diviene personaggio della storia, nessuno ne rappresenta la tormentata psicologia, ma tutti, nessuno escluso, partecipano a un “meccanismo” entropico, dove le tensioni e le forze espresse in scena, nell’incrocio continuo di corpi, deflagrano per poi essere di nuovo ricondotte nella spirale dinamica. E l’evocativo titolo OtellO, con le due “o” maiuscole, evoca un dire, ma più che un dire un “tentare di rivelare” tutte le dinamiche di scontro, di energie dalle quali i quattro protagonisti sono sempre attraversati e trascinati, mentre lacerti di testo rimbalzano di performer in performer. Fino a un bel finale dove l’imponente scenografia si prende la sua parte. [continua a leggere]
Sotto la tenda Shakespeare si mette a nudo di Gabriele Rizza – Il Manifesto
https://ilmanifesto.it/sotto-la-tenda-shakespeare-si-mette-a-nudo/
[…] Rigenerati, i corpi tornano alla luce, un fiore che sboccia alla maniera delle figure acquatiche di Esther Williams. I 4 performer di OtellO, Chiara Lucisano, Caterina Montanari, Daniele Palmeri, Michele Scappa, pedinati dalle sonorità di Canedicoda, creano una partitura altamente fisica, che sottolinea la frattura espressionista del movimento, incapace di reggere il confronto con la parola poetica. La raffigurazione del verbo scespiriano si immerge plasticamente nell’energia, nella tensione che l’equilibrismo fisico riesce a trasmettere. Se questo era l’obiettivo i Kinkaleri l’hanno raggiunto.
OtellO di Kinkaleri, recensione in tre elementi di Giuseppe Di Lorenzo – Altre Velocità
https://www.altrevelocita.it/otello-di-kinkaleri-recensione-in-tre-elementi/
[…] OtellO si divide in tre elementi, una tricromia composta dal testo, dal corpo e infine dalla relazione tra questi due, ma più che una somma di singoli fattori ciò che mette in luce lo spettacolo è il rapporto di forza tra di essi, quell’incostante equilibrio dove si celano le chiavi di lettura, l’ambiguità probabilistica della realtà. […]
Raccontare il presente tramite i corpi non è certo una novità per Kinkaleri, ma non per questo OtellO è un’opera ripetitiva o autoreferenziale; anzi vi è una lucida scrittura soggiacente e la capacità di far confluire diversi elementi molto complessi, almeno sulla carta, in un finale assolutamente leggibile e anche spettacolare. […]
Corpo-linguaggio in OtellO di Kinkaleri di Michele Pascarella – Gagarin Magazine
https://www.gagarin-magazine.it/2021/11/visto-da-noi/corpo-linguaggio-in-otello-di-kinkaleri/
[…] Verità, nel caso di Kinkaleri, può forse significare: possibilità di divenire / (pro)porsi come linguaggio. Niente di più e niente di meno. Ed è comunque questione smisurata, oggi più che mai, in un tempo in cui tutti siamo più o meno intrisi di quella che Baudrillard chiamava estasi della comunicazione, stante la vertiginosa possibilità che la tecnologia offre di soddisfare immediatamente ogni spinta comunicativa. Menzogna della parola. O meglio, forse: impossibilità a significare, cioè a circondare quel vuoto che il lavoro di Kinkaleri da tempo cerca di sguardare. […] A lungo si potrebbe continuare con il gioco dei rimandi, veri o presunti che siano, fino al finale in cui i quattro posti in cerchio respirano, aprendosi e chiudendosi, sotto a un grande pannello obliquo che funziona come gli ambienti resi estetici ed erotici dalle macro-installazioni di Richard Serra, passando dalle Macchine celibi di Jean Tinguely e alle mastodontiche, celeberrime coperture di Christo e Jeanne-Claude: celare per creare nuovo sguardo. Per concludere: ciò che questo OtellO pare attraversare è la questione dell’ineluttabilità, o meglio della datità, del corpo come unica possibilità di significazione (prima e al di là di ogni sentimentalismo, narrazione, comunicazione). «Dire qualcosa è sempre fare qualcosa», ci insegna la Teoria degli Atti Linguistici (Austin, 1962). Kinkaleri sembra ribaltare la questione: fare qualcosa è l’unico modo per dire qualcosa… no?
OtellO, la danza teatro dei Kinkaleri di Matteo Brighenti – PAC PaneAcquaCulture
http://www.paneacquaculture.net/2021/11/25/otello-la-danza-teatro-dei-kinkaleri/
Recitare è l’azione del dire. La voce è il suo strumento: è il tramite fra il respiro e la parola, fra il pensiero e l’ascolto. I Kinkaleri sovvertono questo assioma della scena, questa natura incontestata del palcoscenico: nel sorprendente OtellO parlano – alla lettera – i corpi. Al Teatro Fabbricone di Prato Chiara Lucisano, Caterina Montanari, Daniele Palmeri, Michele Scappa, incarnano la lingua di William Shakespeare nel profondo di ogni fibra. Interpretano la tragedia del moro di Venezia traducendola con un alfabeto di “danza teatro”, che mette in danza il teatro: alle lettere si affiancano i muscoli, alle frasi i movimenti, i gesti. La storia diventa così un filo che si distende con i quattro portentosi danzatori (gli stessi di ManYmucHKisskKIssYou) e si avvolge attorno a loro, nel rincorrersi di figure che si compongono e scompongono senza sosta, come i respiri, i battiti, le pulsazioni di un destino comune. […] C’è poesia e politica, bestialità e dolcezza, in questo Shakespeare riletto e rivisto all’insegna del “recitar danzando”, una linea di ricerca coreografica che i Kinkaleri proseguono e perseguono da almeno un decennio, dal progetto All! fino all’Inferno.
[…] OtellO, in definitiva, è uno scavo sull’identità, su ciò che siamo, o meglio su chi ascoltiamo per essere ciò che siamo.
“OtellO” di Kinkaleri | Dialogo
Artext – Massimo Conti
http://www.artext.it/Artext/OtellO.html